Si poteva intitolare: “Un anno di merda”, ma sarebbe stato forse troppo. Comunque sia, l’anno che si chiude non è un anno positivo per la Sampdoria. Il discorso di fine anno a Samp Tv fatto dal non precisato “patron” Romei (un soggetto di cui nessuno conosce la carica) dà ben poche soddisfazioni. Non basta certo un Romei, con lo sguardo espressivo di un cetriolo, a raccontare tutti i pregi e i benefici della nuova dirigenza, in vista di un Sol dell’Avvenire, per esaltare gli animi del tifoso.
Intendiamoci, il nuovo campo di Bogliasco è una nota positiva, anche se la voce critica di alcuni tifosi illuminati dice: “Si parla di un campo sintetico che già esisteva. Non è stato tirato su dal nulla”.
Ora l’avvocato Romei, che già non attira simpatie, suscitando lo stesso entusiasmo tra le folle che può avere l’esibizione di un carciofo, farebbe meglio a parlare di programmi, obiettivi calcistici, traguardi di una squadra che sta vivacchiando ormai da troppo tempo, garantendosi la massima serie grazie soprattutto alla mestizia di alcune compagini colabrodo.
Il discorso “salvezza” infatti non si pone, finché faranno la loro comparsata squadracce di serie B trapiantate in A come Pescara, Crotone a cui si aggiungono Empoli e Palermo (dei siciliani si parla con maggior rispetto. Ma finché avranno un presidente che sembra evaso da un ospedale psichiatrico, l’altalena con la B sembra un destino inevitabile), il discorso retrocessione è chiuso.
Con tutti gli sforzi e i buoni propositi del 31 dicembre la stagione che va a concludersi non può essere considerata positiva.
Abbiamo assistito con mille patemi ad un campionato drammatico con Vincenzo Montella.
Viviamo a tutt’oggi molti stenti con Giampaolo, con accettazione atarassica delle cose che non vanno.
Abbiamo chiuso il campionato scorso dietro al genoa, abbiamo sopportato una campagna acquisti fumosa e senza classe di Ferrero e company, la sventagliata di mille trequartisti spesso inutili, oltre ad alcuni pseudo colpi che lasciano perplessi, come se fossero gli acquisti del secolo.
Abbiamo assistito (quel che è peggio) alle uscite scomposte di un presidente sempre più incomprensibile che per sua stessa ammissione non sa nulla di calcio e va a latrare su questione tecniche in tv, davanti a milioni di persone, sfoggiando gagliardetti blucerchiati di cui non conosce nulla: né la storia, né l’orgoglio, meno che mai l’Appartenenza.
Possiamo avere pazienza francescana ascoltando quest’elfo barbuto, venditore di pentole come Mastrota, che parla a nome di tutti noi dall’alto del nulla. Ma come dice Vasco: Mi viene il vomito, è più forte di me.
Ciò che però da maggior fastidio, oltre al blaterare continuo e senza costrutto del presidente, è l’incapacità societaria di creare un progetto tecnico. Ciò che si vede è solo una raffazzonata struttura (un maneggio si dice a Genova), palesata dalle mille dichiarazioni fuffa della nostra dirigenza.
Un equilibrismo continuo tra il dover nascondere la verità – ossia il navigare a vista, alla ricerca del maggior guadagno, con giocatori messi in vetrina come vacche al mercato di Carrù – con la volontà di mantenere una tifoseria calda e popolosa, innamorata dei propri colori. Una tifoseria che non può fare sconti a nessuno, quando i colori vengono oltraggiati.
Ad ogni sessione di mercato si dice che vedremo “il mercato che sancirà le vere intenzioni di Ferrero“. Ma le intenzioni di Ferrero sono palesi, dobbiamo accettare il Viperetta come se fosse una malattia, si spera temporanea.
Non c’è programma: ci sono solo parole portate a Genova da alcuni soggetti arrivati da Roma che non hanno neppure la classe e l’eleganza di porsi in modo intelligente.
Resta la maglia, restano i colori blucerchiati e l’attaccamento magico e meraviglioso dei tifosi doriani che rendono poetico il commercio schietto della dirigenza, il mercato delle vacche.
C’è anche un Mister da elogiare. Tutti vediamo i suoi difetti ma anche i mille pregi e l’attaccamento alla maglia. Giampaolo è un jolly pescato dal mazzo da Ferrero, scommettiamo che ricorderà la sua esperienza doriana come un elemento fondamentale della sua carriera e sarà sempre blucerchiato.
Ma cosa chiediamo, in fin dei conti, al 2017?
La salvezza è arrivata. Ciò che chiediamo è il rispetto per l’Armata Blucerchiata.
Poi un altro obiettivo importante per la dirigenza: la capacità di farci sognare, di regalarci sogni. Senza sparare cazzate.
6 commenti
Per me è stato uno degli anni più bui dell’ultimo quindicennio, abbiamo veramente rischiato di sprofondare nuovamente in serie B, una retrocessione che forse per certi versi sarebbe stata ancor più clamorosa di quella allucinante del 2011…
Il restyling di Bogliasco, aver riportato la Primavera a giocarci, il progetto Next Generation sono tutte cose assolutamente apprezzabili ma sono comuni un pò a quasi tutti i club della nostra dimensione e poi, diciamocela tutta, non scaldano il cuore…
In questo periodo sono un pò disilluso, vivo la mia sampdorianità in modalità ” tranquillo andante “, le gioie per le vittorie e le incazzature per le sconfitte sono effimere forse perchè so che non porteranno a granchè, nè in positivo nè in negativo, rimane l’amore sconfinato e irrazionale per i colori, accontentiamoci…
FELICE ANNO NUOVO A TUTTI…E FORZA SAMPDORIA!!!
Sicuramente è stato un anno NON positivo ma, personalmente non condivido tutto questo pessimismo. Se si decide di puntare sui giovani non è per costruire una squadra come faceva il grande Paolo, ma è per fare plusvalenze. E’ un percorso pericoloso in quanto se sbagli gli acquisti finisci in serie B. Dipende tutto dall’organizzazione societaria e in questa ottico ci sta anche il potenziamento delle strutture dedicate ai giovani. Oggi nn si può competere con il mercato abbiamo solo da seguire la strada tracciata dall’Udinese e sperare di blindare i giovani per più anni e venderli solo quando lo decide la società e non i procuratori. Buon anno
E io non condivido l’ entusiasmo per un allenatore mediocre come giampaolo
Mi sembra di capire che per esprimere giudizi su una presidenza basta guardare il posizionamento in classifica. Allora iberniamoci pure durante i campionati e svegliamo all’ultima per guardare la classifica.
Colpevolizzate pure Ferrero del rischio B dell’anno scorso, e non Montella (Montella, ci ha preso Montella!) o giocatori che, rimasti o meno, quest’anno sembrano altre persone rispetto all’anno scorso.
Non avevamo ne’ Micheda ne’ Cavasin mi sembra.
Bal bla bla…
Non si vive di sogni. Il calcio professionistico è divenuto un’impresa economica di difficilissima gestione. E in futuro le difficoltà incrementeranno col prepotente ingresso delle società cinesi. A causa degli impegni finanziari che richiede la gestione, non è più realistica la figura del mecenate. Ed ancor meno prevedibile un ridimensionamento dei procuratori. Da tifosi dobbiamo sempre sperare nelle migliori sorti agonistiche. Ma non si può ignorare che in poco più di un decennio è tutto cambiato e che il 1991 è in un’altra era.
Sono del tutto d’accordo con Sampgeneration, quello che ho provato in questo anno (di merda, diciamolo pure) è stato esattamente da lui descritto in questo post. Mi ricordo anni fa l’imbarazzo che provavo per quegli altri là (lato carceri) che dovevano fare i conti con le venezianate quotidiane di “nube che corre, uno stronzo foresto la cui presenza dava fastidio pure a me… Ed oggi mi vedo proiettato in questo mediatico incubo caciottaro a cui non riuscirò mai ad abituarmi. La sensazione che ho avuto alla prima conferenza stampa (e che ho amcora) è quella di entrare nel peggior bar di Caracas laddove poco prima vi era lo studio di un famoso notaio. Io non riesco a reggere quel personaggio e nemmeno la sua conduzione societaria, fatta di caciarate in tv e nei contratti ai calciatori oltre che di battute ignoranti ad una maglia ed ad una comunità di cui non condivide un bel nulla. Sono pure d’accordo sul fatto che la cosa migliore da lui portata a termine sia proprio Mister Giampaolo, una brava persona ed un ottimo allenatore che, fino ad oggi, ha dato alla squadra una personalità precisa che forse non ha mai più avuto da Eriksonn in poi. La Samp di oggi è moderna e con le idee chiare e la cosa è stata più che evidente in coppa Italia, quando “le riserve” ed i giovani hanno giocato allo stesso identico modo della squadra titolare. Ma tutto il resto è un problema: porte girevoli in ogni mercato, promesse non mantenute, acquisti sbagliati e vendite al fulmicotone di quelli azzeccati. Salvo solo la predominanza di giocatori di proprietà rispetto ai prestiti, anche se, bisogna dirlo… se questi si vendono dopo sei mesi dell’acquisto tanto vale affittarli come un tempo. L’unica cosa su cui non mi permetto (in teoria) di contestare è la ricerca della plusvalenza, se questa è sana e soprattutto programmata con il giusto tempo. Non c’è un’alternativa alla stessa nel calcio di oggi, dunque per me è la benvenuta.