Un dovuto omaggio, anzitutto, a capitan Sebastian Cozzolino, esordiente al Ferraris in casacca blucerchiata, all’età da record di un anno e 10 mesi.
Capitan Sebastian ha sostenuto a modo suo la squadra, scorrazzando per la gradinata e resistendo fino alla mezz’ora, quando, a gran voce, ha reclamato il ritorno fra le mura domestiche. Mentre lasciava lo stadio, da valoroso capitano, ha ancora puntato l’indice verso la Sud, ad indicare la strada verso la vittoria. Hasta siempre, capitano!
E veniamo al match. Non è stata una passeggiata.
Il primo tempo si rivela più insidioso del previsto. Gli stregoni del Benevento hanno buona tecnica, nonostante la categoria inferiore, e i blucerchiati non combinano nulla. Anzi, giusto per non dare troppo peso al calcio d’agosto, mi trattengo dal dire che è stato un primo tempo obbrobrioso da parte del Doria.
Nella ripresa il discorso cambia. La squadra, forse strigliata a dovere da Delio Rossi, si presenta molto più decisa. In fase offensiva si assiste a qualche buona giocata e l’asse Regini-Gabbiadini dà i suoi frutti. Al 26′ una sgroppata di Vasco sulla sinistra con susseguente cross trova pronto Gabbiadini, per la precisa girata al volo: 1-0. Al 36′ un’ottima combinazione, ancora sulla sinistra, tra Sansone – Regini- Gabbiadini, con tiro a colpo sicuro di quest’ultimo a pochi metri dalla porta, fissa il risultato sul 2-0 e soprattutto elimina lo spettro dei supplementari che aleggiava, fetido, sul Marassi stadium. Doppietta per Gabbiadini che in questo pre-campionato sta tenendo medie da Scarpa d’Oro.
Alla fine restano gli applausi per il centinaio di tifosi arrivati da Benevento, che si sono prodotti in un tifo scenografico davvero notevole: sciarpate, salti e grida che ricordavano richiami della foresta polacca e tanto sarebbero piaciuti all’esordiente Sebastian, a quell’ora, ormai, sotto le coltri.
Stessa sorte per il nostro commentatore Pittaluga, non pervenuto per questa serata. Al termine della partita, sotto gli astri splendenti di Deiva Marina, il nostro Arrigo Sacchi aveva vuotato l’ultimo bicchiere di Lumassina e giaceva immerso in sonni profondi, fuori dalla roulotte, a russare alle stelle.
1 commento
Cristo…l’immagine dell’Arrigo Sacchi nostrano distrutto dal vino è obrobriosa!! Chissà perchè mi viene in mente una scena vista anni fa in uno squallido motel di Avignone, dove il nostro commentatore dilaniò il proprio fegato sotto i sapienti colpi di un rosso cancerogeno.