Questa volta è davvero un addio. Dopo mille passaggi in prestito in giro per l’Italia, Gianluca Sansone passa a titolo definitivo al Novara, lasciando così la Sampdoria una volta per tutte. Sansone, arrivato a Genova nella stagione 2012/2013 durante il mercato di gennaio, in blucerchiato ha vissuto un periodo tra luci e ombre. Una mina vagante accompagnata da un pizzico di sfortuna oltre che da un carattere indolente.
Acquistato in comproprietà dal Torino, dove aveva appena esordito in serie A dopo una stagione pazzesca al Sassuolo in serie cadetta, Sansone era sbarcato a Genova per prendere il posto di Nicola Pozzi, ceduto in prestito al Siena. I tifosi sampdoriani già lo conoscevano per un ricordo fresco fresco che aveva occupato un pezzetto del loro cuore: il rigore sbagliato a Marassi nella semifinale di andata dei play-off di serie B, parato da quel bravo ragazzo di Da Costa sotto una gradinata sud fuoco e fiamme.
L’esordio in blucerchiato di Sansone risale al 10 febbraio 2013, giorno di Sampdoria-Roma. Entrato in campo nel secondo al posto di Soriano per dare man forte a Icardi in attacco, Sansone impiega appena 10 minuti a salire sul palcoscenico, servendo a Estigarribia l’assist dell’1-0. Al 72′ l’ex torinista si concede il lusso di segnare il 2-1 direttamente su calcio piazzato, con un micidiale sinistro sul secondo palo, prima di concludere la festa con il secondo assist di giornata a Icardi per il 3-1 finale.
Sembra l’inizio di una storia sfavillante.
E invece, complice il rientro dall’infortunio di Eder e alcune prestazioni a partita in corso poco convincenti, Sansone non riesce a mantenere le promesse. Un gol a Bologna ad aprile, un altro a ottobre contro il Torino durante la “seconda” gestione di Delio Rossi, caratterizzata da 9 punti in 13 partite. Poi l’arrivo di Mihajlovic, che come il suo predecessore lo fa partire dalla panchina, preferendogli l’ambivalenza di Eder e Gabbiadini, più predisposti di lui ad accompagnare con sacrificio i ripiegamenti difensivi della squadra in fase di non possesso. Sì, perchè a Sansone è sempre mancata una dote fondamentale nel calcio moderno: la “totalità” nel senso più nobile del termine. L’attaccante non offende e basta: se serve, anzi, quando serve deve essere il primo a difendere. Mentre Sansone, che adora partire da destra per accentrarsi ed esplodere il suo mancino chirurgico, non ha mai avuto una grande vocazione al sacrificio. Come se non ne avesse la forza. Come se gli avessero tagliato i capelli, come l’altro Sansone.
Il suo ultimo gol in blucerchiato lo segna il 26 marzo 2014 a Sassuolo, dopo appena un minuto. Poi una manciata di minuti la stagione successiva e nel gennaio 2015 la cessione in prestito al Bologna, prima di un altro prestito a Bari lo scorso anno. Di lui ci ricorderemo anche per una rarità in una partita di calcio: un doppio palo, colpito nel match contro il Napoli il 6 gennaio 2014. Una sfortuna incredibile. Il simbolo di una storia bella che avrebbe potuto essere. E che invece non è stata. Ciao Sanso!
ROBERTO BORDI
5 commenti
a me piaceva, e, all’epoca, l’avrei tenuto.
Buona fortuna a questo calabrese schietto e serio.
Sansone forse sarà schietto e serio ma non calabrese. È un lucano.
Credo fosse lui a colpire un clamoroso palo a Modena nel play off di ritorno col Sassuolo. A colpo sicuro. Per noi la differenza tra la vita e la tragedia. :))
Belin! Leggendo il titolo pensavo fosse morto…
Per fortuna è solo un passato al Novara.
Addio e un bicchiere levato
Dispiace un pò anche a me, è quel tipo di giocatore ideale sia per essere un buon rincalzo che per farti qualche gara da titolare, peccato per la sua assoluta incostanza perchè un sinistro come il suo non ce l’hanno in tanti…