Ci sarebbe da spararsi nelle palle. Se qualcuno in futuro dovesse pagare quella cifra per Mustafi ci sarebbe davvero da prendere la mira sui propri testicoli.
Il giocatore è stato ceduto per 8 milioni e mezzo (c’è chi dice 9,5) più bonus, tra cui il versamento alla Samp del 10% di un’eventuale futura cessione del difensore tedesco.
Ma ciò che forse ha più stupito della vicenda Mustafi è la mostruosa clausola rescissoria fissata dal Valencia per il giocatore: 50 milioni. Se qualcuno arrivasse a spendere quella cifra per Mustafi, noi guadagneremmo 5 milioni, ma dovremmo senz’altro spararci nelle palle.
Non dobbiamo comunque stupirci troppo di queste cifre, la clausola rescissoria è un elemento tipico del calcio spagnolo (in passato usata anche in modo dissennato).
C’è chi può dire il contrario, ma circa 9 milioni di euro più bonus per la vendita di un difensore è comunque una cifra importante.
Ma questa clausola rescissoria che diavolo è?
Indica la possibilità da parte di un giocatore di rescindere il contratto in vigore prima della scadenza, tramite il pagamento di una cifra predeterminata. In pratica, il giocatore (perlopiù indirettamente, tramite la società che intende acquisire i suoi servigi) paga una sorta di penale alla società di cui è dipendente.
Quindi, se l’anno prossimo Mustafi decidesse di accettare un’offerta dal Real o dal Bayern, dovrebbe versare al Valencia 50 milioni di euro di indennizzo per il mancato adempimento delle mansioni concordate dal 2015 fino al 30 giugno 2019 (quando gli scadrà il contratto). Ovviamente questi soldi verrebbero indirettamente versati dalla società acquirente.
Gli esempi di “clausola rescissoria” in passato sono stati tanti, in alcuni casi assurdi. Basti pensare a Denilson: il Betis Siviglia lo acquistò dal San Paolo per 63 miliardi nel ’97, blindandolo con un contratto folle, dalla durata di 12 anni e con una clausola di 750 miliardi di lire (???). Nel 2005, ormai relegato tra le riserve, si trasferì definitivamente al Bordeaux. Praticamente impossibile che i francesi abbiano versato 750 miliardi per ingaggiarlo; con tutta probabilità, il giocatore trovò prima un accordo col Betis per annullare una clausola ormai divenuta una mannaia, più che un capestro.
Il caso Denilson è stato tra i primi di una lunga serie: nel ’97 la clausola rescissoria di Rivaldo fu fissata dai blaugrana a 170 miliardi; il recidivo Betis fece firmare al talentuoso Joaquin (ora alla Fiorentina) un contratto da cui avrebbe potuto liberarsi soltanto per 120 miliardi di lire (ma nel 2006 si accordò con il Valencia per 25 milioni di euro, meno della metà…).
Le clausole rescissorie sono tuttora in vigore: in alcuni casi sembrano inverosimili (basti pensare che quella di Cristiano Ronaldo sarebbe addirittura di 1 miliardo di euro, cifra iperbolica per scoraggiare investitori dalle risorse apparentemente illimitate, come gli sceicchi di Manchester City e PSG), in altri semplicemente sproporzionate alle qualità del giocatore in questione (la clausola di Ozil ai tempi del Real prevedeva la rescissione per 300 milioni di euro, la stessa cifra di Leo Messi).
In Italia, la clausola è meno diffusa e le cifre appaiono più contenute: ai tempi del Napoli, quella di Cavani era di 64 milioni (che il Psg pagò senza battere ciglio nel 2013).
E Mustafi ?
Se ci sarà qualcuno disposto a sborsare 50 milioni per assicurarselo in futuro noi ci beccheremo il 10%, ossia 5 milioni.
Ma, con tutto l’affetto per il giocatore, meglio che ciò non accada. Ci sarebbe davvero da spararsi nei coglioni.
2 commenti
Quanto detto non è propriamente esatto. La clausola di rescissione permette di essere acquistato anche senza l’accordo con la società proprietaria, semplicemente versando la cifra prevista. Niente esclude invece una normale trattativa con la società proprietaria a cifre chiaramente più normali. È per questo che nella maggior parte dei casi il giocatore viene venduto ad una cifra ben inferiore alla clausola di rescissione, che appunto viene applicata soltanto nel caso in cui non si trovasse l’accordo con la società proprietaria.
Ora l’Italia è un hard-discount per fare spesa, si compra bene in quanto le società hanno bisogno di soldi, magari lo stesso giocatore se fosse stato in Inghilterra sarebbe stato venduto a 12-13 milioni, vedremo se a Valencia si affermerà o meno.