Errori a non finire in questa partita. Manca sempre il gol, siamo il peggior attacco d’Europa e lo confermiamo dopo la gara odierna contro l’Udinese. Non possiamo nemmeno gettare la croce addosso a Stankovic, che ha preparato bene la gara. Paghiamo gli errori clamorosi di Gabbiadini, Djuricic e Vieira, che gettano alle ortiche tre occasioni colossali.
Non è possibile non riuscire a segnare nemmeno un gol nelle nostre condizioni di classifica disastrosa.
Gabbiadini, nel primo tempo, si fa parare il tiro da Silestri.
Vieira, da capra tecnica quale è, calcia altissimo all’altezza del dischetto. Ma l’errore clamoroso è quello di Filip Djuricic, che al decimo minuto si trova solissimo davanti a Silvestri. Molto più faciole di un rigore, ma calcia a lato. La partita sarebbe cambiata.
Nella ripresa teniamo bene il campo ma le conclusioni non arrivano. Arriva invece l’errore della difesa. All’ 88′ la rete di Kingsley Ehizibue gela lo stadio. Non riesce il triangolo tra Walace e Deulofeu per una deviazione di Winks: l’inglese tocca verso l’esterno friulano che insacca davanti ad Audero.
Sipario e clamorose bestemmie sulla partita.
Perdiamo ancora e dobbiamo lottare contro un anno funesto. La stagione 2022-23 si è chiusa nel lutto. Abbiamo perso Sinisa e Gianluca, la Samp è ad un passo dalla serie cadetta. Ma tutto questo non ci deve fermare. Era bellissimo il messaggio della Gradinata Sud dedicato a Luca: “Il tuo coraggio, la nostra forza”.
A salutare Luca c’erano tutti da Pagliuca a Mannini, da Bonetti a Pari, da Vierchowod a Luca Pellegrini, da Lombardo a Invernizzi, Cerezo, Salsano, Dossena. Mancava solo Mancini e non si capisce perché non sia venuto a Genova per onorare la memoria di un calciatore amato in tutto il mondo, ma che principalmente è Sampdoriano.
Ora ci attendono due trasferte in Lombardia, Atalanta e Monza. La montagna da scalare è altissima. Ma finché ci sono margini di vita, noi abbiamo il dovere di lottare.
Per la Sampdoria, per i colori più belli del mondo. E che Gianluca sia con noi
19 commenti
Cari amici è giunto il momento del commiato. Per divergenze, peraltro tacite, con la redazione (alla quale ho scritto una mail il 9 gennaio senza avere risposta) mi vedo costretto ad abbandonare questi spazi. Dopo dieci anni di collaborazione e 107 articoli scritti si interrompono qui, almeno per quel che mi riguarda, le “Memorie blucerchiate”. Tra le altre cose che imputo ai responsabili di questo blog c’è anche il fatto di mancate pubblicazioni, e scarsa collaborazione, ed in particolare quello relativo al “Dizionario blucerchiato” che mi è costato un mese di lavoro ed è stato abbandonato alla metà del percorso quando c’erano tutte le possibilità di portarlo a termine anche in considerazione di articoli che sono rimasti in stallo per oltre un mese. E questo non fa certo bene ad un organo dinamico di informazione.
Ma a parte le divergenze personali ci sta pure il fatto che questo calcio non mi interessa più. Per me è diventato qualcosa di estraneo per le troppe manipolazioni che sta subendo. E diciamolo chiaramente, non è più uno sport. Se poi ci soffermiamo attorno agli avvenimenti che riguardano la Samp c’è da inorridire per i tanti personaggi che in questi ultimi tempi si sono presentati al suo capezzale. E’ proprio il caso di dirlo. Gente “blasfema” che non si è resa conto, o forse sì, di essere inqualificabile per atteggiamenti che capirebbe anche un bambino. Come quell’emiro che sta in stallo mesi per 40 milioni quando un equivalente serio avrebbe portato a termine l’operazione in cinque minuti. Per non parlare del suo galoppino italiano. Non è giusto prendere in giro una società gloriosa come la nostra che è patrimonio del calcio e non solo italiano. E ha il grande valore di tifosi che non hanno eguali. Ovviamente il personaggio scellerato è colui che ha rovinato la grande immagine che ha sempre rappresentato, coi suoi magici colori, la nostra società in Italia e nel mondo. E poi c’è quello che gliel’ha messa su un piatto d’argento. Cose da fantascienza!
Tornando brevemente alla mia questione personale mi è dispiaciuto molto di non aver potuto scrivere sulla scomparsa di Sinisa Mihajlovic oltre a quelle dei due magici “vecchietti” della Samp del “quarto-posto-che-poteva-essere-scudetto”, targata Monzeglio. Parlo di Sergio Brighenti, il Vialli degli anni sessanta, capocannoniere con 27 gol (1960/61) e di Gaudenzio Bernasconi della magica mediana Bergamaschi-Bernasconi-Vicini. E ovviamente di Gianluca Vialli, una scomparsa addolorata e tristissima per il quale ho scritto una poesia che riporto qui di seguito:
VIALLI E’ MORTO
Mi sembra così strana questa affermazione,
forse il parto folle di questo momento.
Tutti parlano della morte di Vialli
e a me sembra sia morta anche la Sampdoria.
Perché Vialli era una forma assoluta di Sampdoria.
In lui era racchiuso il senso della raffigurazione plastica..
O meglio quel suo mondo che era alla maniera del filosofo,
volontà e rappresentazione.
Non può morire Vialli se non insieme proprio a quel mondo che abbiamo vissuto tutti
con la pulsione di appartenenza che in lui si dipanava nei plastici movimenti,
nella felicità del “jouer”,
nel divertissement di un tempo immobile.
Vialli è morto e noi con lui,
nella nostra personale Thanatos,
noi reduci di un tempo in cui ogni nostra cellula
si scatenava in una danza che allora,
lo sognavamo,
non sarebbe mai finita.
Sì certo, la Sampdoria continuerà,
ma non avrà più quella meraviglia dell’essere un mondo così diverso,
ineguagliabile.
Vialli è morto,
è morta la nostra stagione dell’oro,
si è spenta una fiaccola,
quella luce partita da Torino:
”Per chi hai firmato?” – “Per noi!!”
Chi potrà ancora tornare su quel prato,
sentire la presenza interiore di un mondo indistruttibile?
Vialli è morto.
E’ terribile la morte perché al fine tutto annulla.
Rimane è vero il ricordo ma pure la tristezza dentro di noi.
Che c’è dopo la morte? Anzi, dopo la vita?
Se tutto finisce qui si rimane con un pugno di mosche.
Sì, il ricordo, va bene, e poi? Dove è il senso?
Vialli è morto, ormai è nel nulla. O forse no.
Vialli è morto e presto o tardi tutti lo saremo.
E poi non rimase nessuno, alla fine dei tempi.
Ma ora ancora ci illudiamo di vivere.
Vialli è morto,
ma come può morire Vialli?
Ho spento la televisione,
ho piegato il giornale,
ho chiuso gli occhi,
e sono volato a Goteborg,
sono tornato su “quel” terreno di Marassi
per poi piangere ancora sul verde di Wempbley.
Vialli è morto e io con lui
con i colori di quella maglia
che affondano nel mio cuore.
Roberto
Vialli è stata una figura fuori del comune perché sommava alle grandi doti di calciatore una “postura” umana non comune specie per chi sta nel mondo del calcio. Era un autentico dandy e non a caso ha vissuto l’ultima parte della sua esistenza in Inghilterra che lo ha amato come un figlio. Non avrebbe sfigurato a Buckingham Palace, anzi.
E dopo questo ricordo vorrei lasciarvi con l’ultima considerazione sul drammatico presente che vive la nostra amata.
Penso non ci siano più speranze di salvezza per quanto riguarda la squadra che ha racimolato 9 punti in diciannove partite. Ma il peggio potrebbe venire dalle vicende societarie e conseguentemente da un fallimento che la porterebbe a ripartire da serie minori. Una cosa veramente assurda.
Restando invece a scenari meno drammatici, pur retrocedendo, credo che anche una proprietà come quelle che vengono ventilate sarebbe certamente un atto positivo rispetto al disastro attuale ma poco esaltante. Penso a società come Fiorentina e Bologna, che galleggiano senza infamia e senza lode, ma con gestioni che alla lunga diventano solo puri appiattimenti. Io credo che il tifoso blucerchiato, che mi sembra di conoscere, vorrebbe ben altro. Ma qui entriamo nella più pura delle utopie. Penso infatti che l’unica possibilità per rinascere all’ “antica” sarebbe quella dell’unione di due famiglie genovesi, entrambe “tifose”, che darebbero veramente quel senso di appartenenza di cui hanno bisogno la Samp e i suoi tifosi. In questo caso sarebbe l’ennesimo successo di un città e mi riferisco al libro che ho scritto (“Genova, mon amour” – Roberto Cozzolino – De Ferrari Editore – 2022) nel quale racconto tutte le primazie storiche della nostra città. E c’è di più, per l’assoluto del calcio italiano sarebbe appunto la prima volta la soluzione di un Presidente donna. Francesca Mantovani? O un personaggio mediatico come Antonella Clerici? Appartenenti, appunto, alle due famiglie. Sogno? Sicuramente. D’altronde mi sto allontanando sempre più dal mondo cosiddetto normale. Mi sento più a mio agio in quello delle favole. Alla mia età posso permettermelo. Ormai si capisce che in questa società dello spettacolo servono figure di riferimento che colpiscano l’immaginario collettivo perché è anche da qui che si costruisce il successo. Facendo un rapido excursus in politica penso ad Elly Schlein alla guida del PD. Ma torniamo alle nostre vicende.
Saluto tutti e, mi sia concesso, in modo particolare Luigi e Silverfox. Con quest’ultimo sento in comune un momento storico di vita blucerchiata. Era il 7 giugno 1964, giorno del famoso spareggio. Eravamo insieme, senza saperlo, mentre i Marcellos Ferial continuavano a cantare “Sei diventata nera”, io nel primo anello di San Siro a festeggiare e lui in campo ad alzare in trionfo Giancarlo Salvi. (Quel primo nome Gian è proprio nel Dna della Sampdoria!). Un bellissimo ricordo. Anche per la nostra età.
Vi saluto idealmente così come fa Jonathan “Il Duca” Mardukas (Charles Grodin) con Jack Walsch (Robert De Niro) alla fine del film cult (per me..) “Prima di mezzanotte” (Martin Brest – 1988): “Ci vediamo nell’altra vita”.
Roberto 48
Caro Roberto mi dispiace tanto perderti….un compagno di viaggio, saggio e la nostra coscienza storica.
Stammi bene
Sulla partita, se mi ci voleva ulteriore conferma, sarà b. Non segna nessuno e sarà per tutto il ritorno. Squadra costruita male con giocatori disfunzionali. Neanche il morale ci aiuterà, andrà perso
“Metà della popolazione mondiale è composta da persone che hanno qualcosa da dire ma non possono; l’altra metà da persone che non hanno niente da dire e continuano a parlare” Robert Lee Frost. Ciao Roberto onorato del tuo saluto ti abbraccio con affetto.
Oggi abbiamo perso forse l’ultimo treno per restare in serie A. Spiace dirlo ma allenatore e società sono in parte colpevoli di questa situazione. Con società non intendo l’essere spregevole ma l’attuale dirigenza. Andiamo con ordine. Stankovic mi piace deciso ed appassionato ma oggi a topato. Prima cosa dopo le ultime tre prestazioni e dopo un periodo, quello prima della sosta alquanto negativo, si continua a puntare su Djuricic. A parte l’errore madornale è indisponente nell’atteggiamento. E’ il peggiore dei tre trequartisti. Ha fatto sparire anche Sabiri e farà cedere Verre. Il peggiore rimane. Non sarà perchè è serbo come il mister? Seconda cosa Winks è un gran giocatore ma sapevamo che non poteva avere i 90 minuti e non è stato sostituito. Nel finale non era più luicdo. Terza ed ultima cosa, invece di incaponirsi su Dragovic doveva chiedere pena le dimissioni un attacante ma vi sembra possibile che abbiamo fatto 8 gol nel girone di andata e sette dico sette sconfitte consecutive in casa e gli unici due pareggi li ha fatti Giampaolo. I direttori sportivi o presunti tali prima di cedere e prendere gente in prestito dovevano puntare tutto su un attaccante di peso. Lammers è bravo, mi piace ma non punge e il Gabbia è il fantasma del giocatore che amimo e appreziamo. Non parlo del capitano, cosa vuoi dire lui darebbe l’anima ma ha 40 anni. Ora la preoccupazione è che retrocedendo salta anche il banco economico, sempre. se arriviamo alla fine del campionato. Non so cosa altro dire non se ne può più.
D’accordissimo su Djuricic…dopo Empoli l’avevo soprannominato il Caputo del centrocampo….per il resto è finita. C’è poco altro da dire.
uno con i tuoi valori, la tua sensibilità e la tua cultura non può lasciarci “orfani” proprio adesso. Le divergenze con la redazione sono punture di spillo, Abbiamo bisogno dei tuoi stimoli, abbiamo bisogno di ricordare e più ancora di sognare- perché adesso siamo immersi nel fango e nessuno viene a soccorrerci. Se ho letto bene, i nostri illuminati dirigenti si starebbero già impegnando il paracadute finanziario della B, dove siamo giustamente e meritatamente diretti.
Siamo una nave alla deriva, sballottata dalle onde nel buio della notte. Se non ci teniamo per mano, andiamo a finire, neanche tutti assieme in quelle profondità da cui non si riemerge più.
Tienici a galla con la tua idea, poetica e meravigliosa, di un calcio ideale che vola altissimo sopra la mediocrità e le meschinerie di quello che vediamo purtroppo tutti i giorni.
RIPENSACI!!!
roberto ti saluto con affetto e spero che il tuo allontanamento non ti impedisca comunque di scrivere qui sul blog visto che i tuoi commenti saranno anche onirici ogni tanto ma sono sempre perle di saggezza…un abbraccio
Poco da dire sulla partita: prima il gioco non c’era e si facevano errori in difesa, perdendole quasi tutte, ora il gioco c’è, si costruiscono azioni pericolose, ma si sbagliano i tiri e il risultato non cambia: si perde perché siamo scarsi. È anche un anno maledettamente sfortunato: fra pali, rimpalli a sfavore e arbitri che ci prendono continuamente in giro…Ma il problema maggiore è di gran lunga quello societario e finché rimarrà il maledetto avvoltoio delinquente a spolparci non ne usciremo. Adesso vediamo cosa accadrà nell’ultima chiamata del 2 febbraio dove ci giocheremo tutto, compreso il titolo sportivo. La categoria ovviamente è persa E non è il male peggiore, sempre che sparisca l’indecente e i suoi consanguinei…
E” finita.Ci credevo peccato.Si prospetta un periodo da incubo .Forza Doria e i DORIANI!
Vogliamo parlare della lettera di Garrone. Poche cose. Per me è tardiva comunque se quello che dice è vero, e non ho motivo di dubitarne, lui ha cercato di far fronte al suo ENORME errore prima appoggiato la cordata Vialli e soci americani e poi appoggiando Barnaba. Ora tutti siamo convinti che la colpa principale sia di quell’essere malefico ma, Garrone attacca anche il CDA dicendo che doveva seguire Barnaba e lui ovviamente, azzerando il capitle sociale. Ora da più parti si mormora o meglio si asserisce che non si poteva fare. Se è falso e si poteva fare allora Garrone ha ragione e il CDA non l’ha fatto perchè alcuni membri di sicuro Romei e forse Bosco non lo hanno permesso. Forse sarebbe meglio dimettersi, se le cose stanno così, e vedere se qualcuno obbligherà l’ESSERE a passare l mano. Attenzione abbiamo aria fino alla fine del campionato. La lega non vuole danneggiarlo quindi, in un modo o nell’altro, ci aiuterà fino al fischio finale, dopo l’aria è finita e siamo nelle tenebre.
Dimenticavo. Mi dispiace molto per Roberto
Cari Luigi, Osch, Robmerl, Silverfox e Solodoria le vostre parole mi hanno commosso. In effetti sento la stanchezza psicologica di un momento che sembra muoversi verso scenari che sono molto vicini al baratro. E la mia età sento non mi permette più di attendere spazi molto dilatati nel tempo. (anche se per la verità, e se ho capIto bene, Silverfox ha un paio d’anni più di me…). Mi viene sempre in mente un episodio di moltissimi anni fa quando una ragazzina, uscendo dal Liceo Artistico che sta(va) di fronte al mio ufficio disse ad un’amica che purtroppo quell’anno non poteva fare vacanze e quindi andare a New York come previsto. Aveva 18 anni…Aveva tutta la vita davanti, o, parafrasando il film “L’ uomo che visse nel futuro”,tutto il tempo che voleva, Ora pensiamo un pò se la Samp dovesse finire in serie D. Per me, pur ovviamente rimanendo sampdoriano (quella è una condizione a vita) non ce la farei a continuare come se niente fosse. E dovrei inevitabilmente sganciarmi dall’attività di lettore, spettatore e tutto quanto riguarda l’ambiente blucerchiato. Rimarrebbe il ricordo, bello, fulgido, indelebile. E comunque prendendo l’invito di Robmerl e Solodoria magari qualche incursione qua e là potrei farla se mi venisse l’ispirazione naturalmente fuori dal contesto tecnico perché c’è chi lo fa meglio di me. Per il momento vi lascio un ulteriore capitolo del Dizionario Blucerchiato (tutto non ci sta). Se non sbaglio era fermo alla lettera M.
Un caro saluto da Roberto
N
NICOLE’ Bruno
Una citazione per un giocatore che ha giocato 9 partite in blucerchiato tra campionato e Coppa Italia nel 1965 ma è stato grande alla Juventus ed è stato il più giovane capitano della Nazionale all’età di 21 anni e 61 giorni. Tutto è stato precoce nella sua vita di calciatore: l’esordio in serie A a 16 anni a Padova con Nereo Rocco e l’abbandono dell’attività a soli 27 anni.
NICOLINI Enrico
Il “Netzer” di Quezzi è il classico esempio di calciatore cresciuto nelle giovanili della Samp con la quale ha esordito nel campionato 1973-1974 rimanendo in blucerchiato fino al 1976. Ha giocato in altre squadre ma è rimasto doriano fin nel midollo e sogna sempre di chiudere la carriera sulla panchina di Marassi lato…Sud.
NIELSEN Harald
Grande attaccante danese, dopo una carriera luminosa a Bologna, dove vinse lo scudetto, chiuse la carriera a Genova nel campionato 1969-1970 con sole 4 presenze e zero gol. Perché ricordarlo, si chiederà qualcuno? E’ nei miei pensieri lontani di quando un “nome” portava grandi sogni. Purtroppo fu solo una meteora per di più logora.
NOVELLINO Walter
Allenatore dal 2002 al 2007. Mi è piaciuto molto e lo ricordo con molto piacere specie per il quinto posto nel torneo 2005 quello in cui per un punto sfiora la qualificazione Champions. Ma al suo primo campionato (2002 – 2003) ottiene la promozione in A con un mese di anticipo vincendo anche tre derby (uno in Coppa Italia). E’ stato un allenatore impeccabile ed è tra quelli che hanno fatto la storia del Doria per la quale ha affermato “Sbagliai a lasciare la Samp. In senso buono fu la mia rovina.” Un ricordo sincero. E’ nella grande memoria blucerchiata.
NUCIARI Giulio
A suo modo è un recordman. Sette stagioni in blucerchiato (1989 – 1995) ha vestito la maglia tra i pali per sole sette presenze. Ma detiene il record di panchine in serie A: 333 volte con la maglia numero 12. Particolare interessante (ma indigeribile, per noi doriani) del quale non ha …colpa: stava nella porta rossonera nel famigerato spareggio Uefa del 23 maggio a Torino con il Milan risolto al minuto 102 da quel “simpatico” di Massaro (avrei voluto averlo tra le mani in quel momento….e anche dopo, il bel “tomo” Daniele)
O
OCWIRK Ernst
Cinque campionati in blucerchiato (1956 – 1961), 154 partite e 37 reti era uno degli idoli della tifoseria. Contribuì in maniera determinante alla conquista del quarto posto. Lo chiamavano “Ossi” per quel cognome troppo difficile da pronunciare. Di lui rimangono famosi i lanci lunghi e precisi che spesso erano il preludio ai gol dei vari Skoglund e Cucchiaroni. Io lo ricordo, come fosse ieri, il 30 aprile 1961, nella vittoria (3-2) contro la Juve di Sivori realizzare il gol vittoria al 33’ del secondo tempo con un tiraccio col giro sotto la Nord dove stavo schiacciato come una sardina con davanti un gobbetto portafortuna.
ORLANDI Maurizio
Il “Micio” giocò dal 1975 al 1981, 175 presenze e 14 gol. Ottimo giocatore lasciò sempre buone impronte sul campo di gioco e anche fuori per la vita da viveur che conduceva con tanto di Porsche.
ORTEGA Ariel
Avrebbe dovuto essere il grande numero 10 che ci mancava ma giocò solo un anno (1998-1999) con 27 presenze 8 gol. Era costato 23 miliardi di lire con un contratto annuo di due miliardi e mezzo. Cifre da capogiro. “El Burrito” era un vero talento però arrivato a Genova nell’anno sbagliato. Il quarto acquisto più costoso della storia blucerchiata. Di lui ricordiamo il gol fenomenale su punizione alla Juve il 7 marzo 1999 e il pallonetto del 4-0 all’Inter (con Pagliuca in porta) con pure tripletta di Montella il 21 marzo 1999. Domanda: come abbiamo fatto a retrocedere?
P
PAGLIUCA Gianluca
E’ stato il “Portiere” della Sampdoro. Dal 1987 al 1994 ha totalizzato 198 presenze. Sicuramente il suo intervento più importante è stato quello del 5 maggio 1991 a San Siro nella partita-scudetto con l’Inter. Quella parata su rigore calciato da Matthaus è stata determinante. Purtroppo c’è un bruttissimo ricordo, quello che il giudice sportivo sentenziò come “tentato omicidio” nei confronti di Pagliuca colpito da oggetti di ogni genere durante la partita di Coppa Italia con il Bologna il 12 ottobre 1999. Per una ragione o per l’altra c’è sempre di mezzo questo c…di Bologna!
PALOMBO Angelo
411 presenze tra gli anni 2002-2012 e 2012-2017. Ci ricorderemo le sue lacrime al termine della partita persa con il Palermo a Marassi che sancì la matematica retrocessione in serie B il 15 maggio 2011. “Avrei preferito prendere una coltellata che retrocedere così” ha commentato anni dopo. Per il resto è stato una colonna, capitano di lungo corso.
PARI Fausto
Dal 1983 al 1992 è stato un importante perno della Samp vincente su tutti i fronti. Instancabile motorino per 400 partite tra campionato e coppe. Generoso, tenace e coraggioso. E’ stato un emblema blucerchiato.
PAZZINI Giampaolo
In soli due anni (2009 – 2011) alla Samp con 75 presenze e 36 gol è riuscito a diventare, per me, uno dei giocatori più amati. Lui stesso ammette che quelli in blucerchiato sono stati gli anni migliori. Che super coppia con Cassano e chissà dove saremmo arrivati se non fossero successe le cose che tutti sappiamo. Avevamo uno splendido giocattolo e qualcuno ha deciso di romperlo. Pazzini lo ricorderò per sempre. E’ uno di quelli che rimangono nel cuore. E poi quei due gol col Werder Brema. Fantastici!! Il “Pazzo” sorridente con la V sugli occhi è un’icona indimenticabile!
PELLEGRINI Luca
Undici anni di Samp (1980 – 1991) lo pongono tra i più importanti giocatori che hanno militato in maglia blucerchiata. Una carriera ricca di successi. Il “Capitano” però è rimasto molto male per la mancata conferma dopo la conquista dello scudetto. Si è sentito tradito tanto che non ha mai seguito le partite di Coppa dei Campioni della Samp. Non lo si può biasimare.
PEZZELLA Ciro
Perché citare Pezzella e non magari Piovaccari? Non lo so, e una questione di scelte, e quella di Ciro mi riporta agli anni bui della Samp (1979 – 1981) in serie B. A quel tempo, forse ingiustamente, lo vedevo come l’immagine della nostra mediocrità. C’era assai di peggio. E poi mi ha sempre toccato la morte prematura per un incidente stradale.
PIENTI Giovan Battista
Dalle giovanili (1959 – 1963) alla prima squadra (1963 – 1966) gioca tre campionati in serie A con sole 16 presenze e 2 gol. Dove sta allora l’importanza della menzione? Ha realizzato un gol che tutti i vecchi tifosi ricordano: il 26 aprile 1964 a San Siro col Milan che ci ha fatto vincere la partita ed ha permesso di arrivare allo spareggio, poi vinto, col Modena.
A volte basta un golletto per entrare nella Storia.
PLATT David
Lasciamo perdere la pagina che lo vede per breve tempo come allenatore.
Nei due anni alla Samp (1993 – 1995) con 55 presenze e 17 gol si rivela centrocampista completo tale da incantare i tifosi blucerchiati. Ha giocato nella Samp di Eriksson, una delle più (per me la più) belle di sempre. Ha vinto la Coppa Italia. Il mio ricordo particolare è la semifinale di Coppa Italia con il Parma a Marassi il 9 febbraio 1994. Una serata da Polo Nord con il Ferraris ammantato di bianco. Ero nei distinti e nell’intervallo me li sono fatti diverse volte a piedi per evitare che mi si congelassero. Nel silenzio spettrale dello stadio intirizzito ad un tratto si sente chiaramente il rumore del pallone colpito. La rovesciata di Platt. Il gol partita. Vivessi mille anni non lo dimenticherei.
POZZI Nicola
Purtroppo è staro chiuso dal duo Cassano-Pazzini (2009-2013 e 2014) ma sarà determinante e artefice della promozione con 16 reti ma soprattutto con le realizzazioni nei play off nei quali segna in tutte le partite. Indimenticabile il gol a Varese il 9 giugno 2012 e la sua folle corsa in una gioia irrefrenabile. Eravamo tutti ubriachi di gioia.
PRAET Dennis
Tre anni alla Samp (2016- 2019) con 98 presenze e 4 gol. Il primo giocatore belga a vestire la maglia blucerchiata. Come tifoso non provo grandi emozioni nel ricordarlo quantunque fosse bravo. Questioni di empatia.
Q
QUAGLIARELLA Fabio
Intanto comincio col dire che con lui è come se avessi un rapporto di sangue. E’ nato infatti a Castellammare di Stabia il paese di mio padre che sempre ricordava con amore per il tempo della sua fanciullezza. Poi è un eccezionale campione, uno dei pochi in tutta la storia del calcio che può vantare gol straordinari con continuità, segno della sua grande classe. 188 presenze in due tempi e 86 reti lo fanno uno dei più prolifici in maglia blucerchiata. E’ l’uomo dei record. Nella stagione 2018-2019 va ininterrottamente a segno per 11 gare eguagliando Batistuta. Vince la classifica cannonieri con 26 centri e si piazza sul podio per la Scarpa d’oro dietro Messi e Mbappé. Scelgo un gol bellissimo tra i tanti: quello di tacco contro il Napoli il 2 settembre 2019 con il quale ha ottenuto la candidatura per il FIFA Puskas Award. Che altro aggiungere. E’ nell’Olimpo.
R
RANIERI Claudio
Nel momento in cui scrivo non so se l’allenatore romano sarà ancora in panchina il prossimo anno (2021 – 2022). Tutto dipende da “sappiamo chi”. Comunque è stato abbastanza strano che abbia accettato la guida tecnica della Samp in un momento di grande disgrazia e allora ci si chiede chi possa avergli dato le dovute garanzie. E’ un allenatore che ha diretto 18 squadre nella sua carriera nella quale brilla il successo con il Leicester nella Premier League. Una cosa pressoché impossibile che resterà negli annali del calcio mondiale. Nell’emisfero del mio cervello dove è sita la parte sognante immagino una storia analoga blucerchiata nella quale a Corte Lambruschini sta un “vero” Presidente, in tutti i sensi, e il secondo scudetto.
RAVANO Alberto
E’ stato il primo “Presidente” per antonomasia. Quello del “quarto posto”, e forse sarebbe potuto essere il presidente del primo scudetto. Abbiamo già detto che nel 1960/1961, se la Samp fosse stata un po’ più accorta in trasferta, chissà cosa avrebbe potuto raggiungere…Ma la storia non si fa con i “se”. L’unico neo è stata la cessione di Mora a campionato in corso, come anche per Mantovani quella di Vialli, prima di Wembley. Questo non si può negare.
RENICA Alessandro
Alla Samp dal 1982 al 1985. Il libero che diventa terzino con Bersellini per lasciare spazio a Pellegrini. Riesce a vincere la Coppa Italia. Lo scudetto lo vincerà a Napoli. Ma questa è un’altra storia.
ROMEI Roberto
A parte una partita in serie A, l’ultima del campionato 1974/11975, gioca due anni in serie B nel periodo più buio della Samp. Di lui ci si ricorda la forza e l’animosità in campo tali da farlo diventare beniamino dei tifosi e da essere uno dei pochi “cantati” allo stadio. Il “picchia Romei” è stata una delle più famose invocazioni a Marassi.
ROMERO Sergio
Per me la cosa più notevole del portiere che ha difeso la porta della Samp per due stagioni (+una) e nei play off promozione, è stata di aver accettato di giocare in serie B pur essendo il titolare della Nazionale argentina con la quale viene schierato ai mondiali del 2010 e soprattutto del 2014 quando, parando due rigori contro l’Olanda, permette alla sua squadra di andare in finale. Forse è un record da Guiness la sproporzione delle due posizioni.
ROSA Humberto
Ricordo di quando gli argentini davano un tocco di esotismo al campionato italiano. Due anni di Samp (1954 -1956). All’esordio in serie A (2 gennaio 1955) segna il gol del pareggio interno contro il Catania.
ROSELLI Giorgio
Dal 1978 al 1982 quando conquista la promozione. Tre gol decisivi in tre derby (1979-1980-1981). E già questo basta per stare nella teca blucerchiata. Quella che si ricorda con maggior piacere è la rete della vittoria il 16 marzo 1980. C’è uno “strabellissimo” filmato su you tube dell’allora emittente genovese TVS con la giornalista Daniela Ghia che segue la partita nella tribuna inferiore scambiando impressioni con Mantovani fino al gol di Roselli… Per tutti, ma proprio tutti, i tifosi, un consiglio: da vedere, da vedere, da vedere. Uno spettacolo da cui si può già capire, dalla sicurezza di Paolo, la vicenda che verrà.
ROSIN Ugo
Ha difeso la porta della Samp per sette campionati (1955 – 1962) tra cui quello magico del quarto posto la cui formazione cominciava proprio col suo nome ed è indimenticabile per i vecchi tifosi: Rosin, Vincenzi, Marocchi, Bergamaschi, Bernasconi, Vicini, Mora (Toschi), Ocwirk , Brighenti, Skoglund, Cucchiaroni.
ROSSINELLI Marco
145 presenze e 6 gol tra il 1970 e il 1976. Ha esordito in serie A con la maglia blucerchiata. Si è rammaricato del fatto di essere stato venduto alla Fiorentina dopo essere stato ritenuto incedibile. Ma il suo cuore è rimasto qui. Giocatore di fascia Bersellini lo trasforma in libero con ottimi risultati.
Nulla da dire sulla partita. Di nuovo fregati dal VAR e dal nostro attacco inconcludente.
Poco da dire sull’addio di Roberto. Mi dispiace, sono le sole parole che mi vengono in mente.
Molto da dire sulle uscite di Garrone, ma aspetto che il blog apra un articolo a sé stante.
È finita. Come molti di noi preventivavano da anni. Come altri hanno realizzato negli ultimi mesi. Per la Sampdoria è davvero finita. E con essa finiscono le mie motivazioni.
roberto grazie di cuore per il dizionario!
Una domanda a chi se ne capisce di societario: il cda poteva azzerare il capitale sociale? a spanne direi di no ma non mi fido dei miei studi sul punto ormai ampiamente datati
No. Perché doveva passare per due cose fondamentali. Unanimità del CdA e approvazione del proprietario. Romei e Ferrero non ce li vedo a firmare contro se stessi.
grazie furente hai confermato quanto ricordavo
Che bel signore il signor Garrone
piangi, piangi pover uomo.
tutte a te devono capitare.
Che corraggio a tirar in ballo Lanna
Roberto*
ovviamente non sono a conoscenza dei tuoi attriti con gli amministratori del blog
anche perchè di costoro il sottoscritto non sa assolutamente nulla,
neppure se scrivano o si limitino ad…amministrare,
saranno 5/6 anni che scrivo qui e non ricordo una sola volta che uno di loro
( che poi, saranno più di uno? O magari è una sola persona a dirigere tutto? Boh…)
si sia palesato!
Spero che questa tua decisione sia dettata solo dall’amarezza
per il tragico momento che stiamo passando e che tra qualche tempo
tu possa tornare su questi lidi per raccontarci e chiacchierare di SAMPDORIA!
Come al solito ho letto con grande piacere il tuo Dizionario Blucerchiato,
che mi permette sia di scoprire calciatori che non ricordo neppure di aver mai sentito nominare,
o di farmene tornare alla mente altri che avevo ormai praticamente rimosso…
Una precisazione e una curiosità:
Quagliarella il gol di tacco al Napoli lo segnò nel 2018 ( ultima stagione di Giampaolo ) e non nel 2019…
La curiosità: scrivi del portiere Ugo Rosin,
mentre io ricordo Mauro (?) Rosin,
estremo nostro difensore credo dei primissimi anni’80,
erano padre e figlio?
O solo un bizzarro caso di omonimia?
Per El Cabezon
Mauro è proprio figlio di Ugo Rosin
Ciao